Del terremoto che verrà

Ero fra i volontari della Croce Rossa nel 1980, in Irpinia. Uno dei terremoti più gravi che abbia mai colpito l'Italia.
Difficile descrivere cosa si prova, si prova di tutto nel vedere tanta devastazione, tanto dolore, tante vittime, insieme a tantissima buona volontà, spirito di sacrificio, umanità, generosità..

Ma neanche toccare le macerie ed aiutare i sopravvissuti ti fa capire veramente cosa sia un terremoto.

Arrivata in Sicilia a 26 anni, dalla sismologicamente tranquilla Maremma, ho capito. La prima volta nel dicembre del 1990, stavo vicino Catania, alle pendici dell'Etna. Il sisma distrusse mezzo paese di Carlentini (SR), a circa 50 km da dove mi trovavo. A mezzanotte il lettone con me sopra fu sbalzato in mezzo alla stanza.
Nell'ottobre 2002 il terremoto colpì nuovamente l'area dell'Etna. Solo che stavolta avevo due bambini piccoli ed ero terrorizzata per loro.
Le scosse - alcune definite Intensità massima = VIII° MCS - sono durate giorni. Dormivamo a letto tutti e tre vestiti, con gli zaini pronti. A 20 km da casa nostra crollarono molti edifici vicino Acireale.
(Neanche una settimana dopo un'altro sisma, a San Giuliano di Puglia, provocò fra gli altri il crollo di una scuola in cui morirono 27 bambini e la maestra).

Le due scosse che ho passato furono cosi' forti da lesionare mura portanti, pavimenti e sbalzare mobili. Se non scappi o ti metti in sicurezza sotto a tavoli o archi murali, rischi di farti male seriamente, se non peggio. Vivere una forte scossa è una sensazione che non trovo le parole per descrivere. Rievocare solo la paura però non serve, se non per la narrativa o per riempire 4 ore di lacrime in diretta TV.

La cosa di cui ora mi va di parlare, è del terremoto che verrà.
Perché da qualche parte sappiamo che succederà ed oggi non abbiamo neanche più la certezza che esistano in Italia zone veramente sicure. I Geologi stanno invocando la necessità di una nuova mappatura delle aree sismiche nazionali.

E anche quando l'avranno fatto, cosa cambierà se gli edifici continueranno ad uccidere chi ci sta dentro?
Non esistono zone sicure, se non quelle che sapremo crearci lavorando sulla sicurezza delle case, degli uffici, delle fabbriche. E delle scuole.

Il terremoto fa paura, ma almeno è una cosa semplice, che oggi ti lascia solo due strade da seguire: o piangi e ti disperi, o previeni.
Visto però che mettere in sicurezza gli edifici esistenti non è un intervento che ti può fare il cugino muratore ed ha costi che non molte famiglie e imprese, nella situazione attuale, si sentiranno di sostenere, temo proprio di vedere ancora ed ancora tanto dolore e tanto scempio.

Dove per scempio non intendo quello che il sisma fa agli edifici, ma quello che fanno gli umani che non hanno (ancora) trovato il coraggio di affrontare davvero questa realtà con il solo approccio possibile, quello della prevenzione.
Stato, mi senti?

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