W la libertà di comunicazione, W Internet che permette a tutti uno spazio di divulgazione professionale ma anche personale. Infine W Twitter che regala una messaggistica istantanea e condivisa con persone legate da comuni interessi. Ma quando è troppo è troppo, davvero.
In nome della libertà - anche la mia - mi si lasci fare un appello a coloro che evidentemente devono sentirsi molto soli... Talmente soli che messaggiano ogni 10 minuti ogni sorta di notizie personali, ritenendole (non si sa come) degne di "social interest".
Giorni fa tenevo una lezione, appunto, sull'utilità dei Social Media per la comunicazione d'impresa. Porto gli alunni nel mio TweettDeck dal quale possono vedere i messaggi delle persone/aziende che seguo. Con sgomento leggiamo un twitt che suonava più o meno così: "Povero XXX quanto mi dispiace per il suo foruncolo".
Foruncolo?!? Eh no, questo è troppo, almeno per me. Però W la democrazia che permette a tutti di pubblicare quel che diamine si vuole ed a me di smettere di seguire l'autore di questo memorabile messaggio, temendo che magari nel prossimo citi emorroidi o diarrea, sue o altrui.
Twitter è un Social Media utilissimo ma molto "invasivo" per via del gran numero di messaggi e link divulgati ogni minuto che bene o male sei costretto a leggere quando vuoi seguire certi gruppi ed osservare lo sviluppo di certe notizie. Pur selezionando le persone però non sai mai, certe persone, dove riescono a fermare il loro bisogno "intestino" di comunicare.
L'augurio è che la maggior parte di noi lo frequenti per arricchire (o anche solo per salutare e divertire, ma certo!) la Community, ma lasciamo stare le eruzioni cutanee, ovvia.
In nome della libertà - anche la mia - mi si lasci fare un appello a coloro che evidentemente devono sentirsi molto soli... Talmente soli che messaggiano ogni 10 minuti ogni sorta di notizie personali, ritenendole (non si sa come) degne di "social interest".
Giorni fa tenevo una lezione, appunto, sull'utilità dei Social Media per la comunicazione d'impresa. Porto gli alunni nel mio TweettDeck dal quale possono vedere i messaggi delle persone/aziende che seguo. Con sgomento leggiamo un twitt che suonava più o meno così: "Povero XXX quanto mi dispiace per il suo foruncolo".
Foruncolo?!? Eh no, questo è troppo, almeno per me. Però W la democrazia che permette a tutti di pubblicare quel che diamine si vuole ed a me di smettere di seguire l'autore di questo memorabile messaggio, temendo che magari nel prossimo citi emorroidi o diarrea, sue o altrui.
Twitter è un Social Media utilissimo ma molto "invasivo" per via del gran numero di messaggi e link divulgati ogni minuto che bene o male sei costretto a leggere quando vuoi seguire certi gruppi ed osservare lo sviluppo di certe notizie. Pur selezionando le persone però non sai mai, certe persone, dove riescono a fermare il loro bisogno "intestino" di comunicare.
L'augurio è che la maggior parte di noi lo frequenti per arricchire (o anche solo per salutare e divertire, ma certo!) la Community, ma lasciamo stare le eruzioni cutanee, ovvia.
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W Twitter, W i Social Media e W la libertà :-).
secondo me il problema si pone eccome, soprattutto quando ci sono vincoli di lavoro come nel caso citato dal post.
Si può essere costretti per lavoro a "ospitare" sul proprio social account determinati utenti, come quello delle aziende, freelance o clienti coi quali si collabora in pianta stabile.
Ovvio però che se questi utenti "giocano" col loro account "di lavoro" invece di usarlo in modo professionale, anche il tuo account ne risente negativamente!
Credo che i social network siano ancora troppo giovani e vengano percepiti come un gioco, ma nei prossimi decenni diventeranno uno spartiacque fondamentale tra gli "anonimi" e chi potrà vantarne un uso professionale e promozionale, fino a renderli veri e propri strumenti editoriali.
No Nime, non confondere. I social network, a parte linkedin che nasce appositamente per lavoro, non sono luoghi di lavoro, sono luoghi di interazione. Che poi alcuni li usino per lavoro è ben lecito ma da qui a pretendere che uno non possa essere libero di scrivere quello che gli pare su twitter ne corre di strada.
"Si può essere costretti per lavoro a "ospitare" sul proprio social account determinati utenti, come quello delle aziende, freelance o clienti coi quali si collabora in pianta stabile."
Non ho ben capito la questione dell'obbligo di ospitare determinati fornitori o collaboratori sul proprio account. Per collaborare con una persona per lavoro devi necessariamente seguirla in tutto e per tutto? Non ti basta il telefono, la mail, skype? No, anche facebook e twitter?
Torno a ribadire, nessuno ti obbliga a seguire qualcuno *anche* su tutti gli spazi sociali della rete. Puoi selezionare.
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Si può ovviare al problema creando una lista (privata o meno) contenente le persone che si considerano interessanti/importanti/altro/eccetera e seguire solo gli aggiornamenti di quella lista.
Inoltre, già dai primi commenti, mi sembra evidente che la definizione "social media" viene interpretata in modi che possono essere diametralmente opposti: dai foruncoli agli affari.
Fin qui niente di speciale od anormale: interpretare le cose a modo proprio è infine parte essenziale della natura umana; avere la libertà di farlo è parte di quello ci piace chiamare evoluzione o civilizzazione.
Ma quando cerchiamo di controllare o definire i limiti delle libertà altrui senza prima avere esplorate a fondo quelle che ci sono concesse dalle nostre scelte personali, rischiamo di ricadere nell'oscurantismo.
Detto questo: da ora in avanti, i foruncoli prometto di provare a grattarmeli da solo, prima di twittarne.
@ Jacopo: "può sembrare brutto dare un defollow" dici. Mah, dipende dai rapporti che si hanno. Quasi tutti quelli che seguo su Twitter li leggo anche in altri spazi e li incontro a Vinitaly e Terroir Vino. Le buone relazioni si coltivano in tanti modi. Una relazione su Twitter in meno non mi pare una gran perdita.
@ Milanese: Perché, anche tu hai twittato di foruncoli? Non ti avevo letto ;-). Inoltre, chi giudica chi? Sto nei social da ère e ci trovo da sempre buona compagnia. Non sono le persone sole (di cui faccio parte in quanto single) in discussione, ma solo alcune "cadute di stile". A mio avviso e sempre a mio avviso caro Gianni.