Vendemmia 2009

Su Maremma Magazine - ottobre 2009
Rubrica "
Vino e dintorni" di Alessandra Rossi
Ottobre vino nelle doghe. Ovvero: La vendemmia 2009.
Estratti pubblicati su autorizzazione della edizioni CS.


Della vendemmia si può leggere ma la si può anche condividere, grazie all’offerta di molte aziende vitivinicole e turistiche. Vendemmia quindi come esperienza e vacanza, come occasione di riposare nel verde e mangiare e bere il meglio che ha da offrirci questa natura. Vendemmia anche come recupero di antichi retaggi per meglio sostenere la nostra anima moderna.

Se vuoi capire che vino bevi, ma anche approfondire la conoscenza di te stesso, passa una giornata in vendemmia: l’aria buona, la compagnia allegra (nelle aziende vinicole si scherza molto lavorando, almeno in Maremma) e la condivisione di parte del lavoro con gli agricoltori, ti faranno vibrare corde interiori dimenticate ma, te ne accorgerai, comunque latenti anche in coloro che guardano i campi solo dai finestrini delle auto e stanno chiusi per buona parte dell’anno dentro a quattro mura.

Capire il vino non significa necessariamente saper disquisire di tannini e retrogusto, questo lasciamolo a chi fa del vino un lavoro o un hobby importante, ma per tutti gli altri può voler dire conoscere aspetti della terra e della vita che sembrano non appartenere più alla maggioranza di noi. La rivoluzione industriale dell’ultimo secolo e specialmente questo ventennio con l’avvio della globalizzazione hanno cambiato radicalmente abitudini e linguaggi degli italiani, facendoci perdere il contatto non solo con la storia, con le nostre peculiarità, ma anche con il nostro presente e futuro di esseri umani.
Siamo – e saremo – ciò che mangiamo e beviamo, ma quanto sappiamo di come “diventiamo tali” grazie a ciò di cui ci nutriamo? Molto poco, la gente sa molto poco di come si producono una caciotta o una grappa, mentre sono quasi tutti informatissimi di calcio o di gossip. Eppure a me cambia poco la vita se una certa velina sposa un certo calciatore, mentre vedo e sento sia al palato che alla resa in cucina e poi nello stomaco, notevoli differenze tra l’olio extravergine proposto dalle grandi aziende sugli scaffali del supermercato e quello dei frantoi locali. Viene naturale chiedersi il perché e non è detto che saperlo sia un processo necessariamente… barboso!

Vendemmiatori della domenica
La vendemmia, appunto, è un’esperienza che può risultare molto gradevole, istruttiva e divertente, anche per dei “vendemmiatori della domenica”, che non solo non vengono dileggiati ma, anzi, sono incoraggiati da sempre più aziende vinicole ma anche di viaggi, al fine di offrire ai cittadini una sorta di “vacanza-esperienza” dove l’alloggio è solitamente un agriturismo con tutti i confort (come ormai lo sono praticamente tutti, in Italia) ed il cibo quanto di più gustoso, genuino e fresco si possa desiderare.
Per chi non vuol passare le vacanze piegato sui filari, basta esserci, passeggiare, magari fotografare e scambiare qualche battuta con chi lavora, ma pochi non vengono colti dal desiderio di partecipare almeno un po’. La raccolta manuale dell’uva è un lavoro non faticoso in sé (la fatica la danno le ore..) e richiede certamente più attenzione che forza. Il grappolo va semplicemente tagliato e posto in una cesta senza sbatterlo poiché è importante che arrivi in cantina intatto e pulito, ma mentre sei lì che lo cogli non puoi esimerti dal commentare ed allora scopri che quest’anno ha fatto bene chi ha lasciato molta foglia sulla vite, in caso contrario si è dovuto raccogliere prima che il sole eccessivo cuocesse letteralmente il grappolo.

Freddo a catinelle
Poi, seguendo il cammino dell’uva, passi in cantina e vedi che in molte aziende si danno la pena di raffreddarla dentro ai tini. E’ un lavoro che, sia manuale sia grazie ai macchinari, comporta comunque investimenti in opera e strutture che ai tempi dei nostri nonni non erano certo pensabili. C’e’ da dire che a quei tempi non era così diffuso neanche il vino di qualità. Ci sono sul web molti video che i vignaioli auto-producono per mostrare come lavorano, basta andare su youtube e digitare “vendemmia” ed altre keywords che indicano o il territorio o la vite o l’azienda che ci interessa, che per chi amasse saperne di più diventano una finestra per entrare in quella realtà. Ho visto proprio in questi giorni le tecniche per la refrigerazione su alcuni filmati pubblicati dai produttori di vino toscani: dall’aggiunta di ghiaccio secco con la catinella ai sistemi di pompaggio e stoccaggio più sofisticati. Perché tutta questa fatica? Il freddo, si legge in diversi dei loro blog - si contrappone al calore che già ha l’uva in sé in piena maturazione e cresce ulteriormente durante la macerazione. Il calore rischierebbe in questa fase delicata di compromettere profumi e sapori. Lasciar macerare l’uva a bassa temperatura permette uno sviluppo graduale e protetto di tutte le sue ricchezze. Maggiore ricercatezza quindi nelle tecniche, ma vale sempre il primo comandamento: per fare il vino buono ci vuole l’uva buona ed è quindi già dalla fase agronomica che si crea la personalità del vino che riempirà i nostri calici.

Sempre diverso
Escludendo certe categorie di vini sempre uguali a sé stessi anno dopo anno grazie a manipolazioni chimiche naturalmente legali, ma snaturanti (vini di tal guisa costruiti in fabbrica mi ricordano piuttosto “succhi di frutta” con tasso alcolico), la naturale vita del vino invece prevede per la stessa etichetta continui cambiamenti legati all’andamento climatico. Differenze talvolta rilevanti – è per questo che di un vino si chiede un’annata anziché un’altra – talvolta modiche, ma comunque fisiologiche e comprensibili. Ed il 2009 non fa eccezione: la vendemmia infatti arriva precoce grazie alle temperature estive superiori alla media; in Maremma si raccoglie già da agosto, in pianura si è cominciato coi bianchi, son seguiti i rossi, sangiovese e merlot tra gli ultimi.
Ovviamente l’altitudine e la particolare dislocazione dei filari sono altri fattori che determinano la maturazione dell’uva, per cui nel nostro territorio che include l’interno del Montecucco fresco e collinoso ma anche le coste assolate, da agosto ad ottobre sulle strade provinciali è facile imbattersi in trattori carichi di grappoli sodi e succosi. Così almeno è stata definita da tutti l’uva del 2009.

Quest’anno
Dappertutto in Toscana, sin dalle prime previsioni, si è parlato di ottima qualità delle uve del 2009. Al di là delle considerazioni generali c’è da dire che la vendemmia (in corso mentre sto scrivendo) può essere ancora supportata o ostacolata dal meteo: se piove molto mentre si raccoglie e l’uva si bagna sensibilmente, pure questo altererà i processi successivi. All’interno dello stesso territorio, per quanto piccolo possa essere, ci sono altresì episodi climatici differenziati: vedi le piogge che a volte cadono copiose nell’interno ma non sul litorale, capita così che entro la stessa DOC e magari da analoghi vitigni, vi siano bottiglie molto diverse tra loro. Naturalmente in questo va inclusa la componente umana, dell’agronomo prima e dell’enologo e del produttore poi che preparano e “modellano” piante e vino per raggiungere un certo obiettivo finale. Ma non di rado l’obiettivo è comunque solo immaginato ed il risultato finale, con tutte queste variabili, resta anche per il produttore un uovo di Pasqua con una sorpresa che si determina veramente solo dopo qualche mese, e per alcuni vini, solo dopo anni.

Proverbi e metafore
Vendemmiare è raccogliere il frutto di tanta fatica e tante speranze, vendemmiare è anche sfidare la natura che ha leggi molto più grandi di noi. Non a caso quindi i vecchi proverbi agricoli spesso sembrano (o sono esplicitamente, per volere dell’autore) metafore di vita. Qui alcuni motti dalla raccolta di proverbi toscani di Giuseppe Giusti (1809-1850):
Casa fatta e vigna posta mai si paga quanto costa - indica quanto siano poco remunerativi questi due impegni, nei quali si tende ad investire e spendere in continuazione. Non ci credete? Chiedete ai vignaioli e chiedete a voi stessi quanto spendete per la vostra casa. Chi vuole tutta l’uva non ha buon vino - come nel resto delle cose della vita: qualche rinuncia ci vuole per ottenere la qualità. Esortano a tagli decisi invece questi ultimi: Ramo corto, vendemmia lunga - Chi vuole un buon potato, più occhio e meno un capo – per culminare con una frase emblematica fatta dire alla vigna: Fammi povera ti farò ricco.

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