Repechage: Twitter, manco a farlo apposta.


Come già scritto, ho poche ore libere in questo periodo. Sono stata un bel po' senza scrivere un post, ritenendo  di potermi concedere il lusso di aprire bocca quando avessi qualcosa di utile da spargere via http.
"Ma sei pazza?" - mi dice un bravo, anzi bravissimo, esperto in comunicazione digitale - "Mica è serio per una professionista del settore lasciare il blog senza aggiornamenti per un mese! E poi stai di più su Facebook ed interagisci, no? Che fai, lo predichi ma non lo razzoli?"
Che dire, sarò parente di quel famoso calzolaio dalle scarpe rotte ;) ma dando retta al suddetto esperto, oggi mi sono ri-dedicata a leggere numerosi blog altrui e loro pagine e profili sui Social, per mio personale acculturamento e piacere, invece che ad uso dei clienti.

Ho scoperto nuovi validi autori, ma anche tanti vecchi argomenti. Uno per tutti:
Come gli italiani stanno su Twitter.
Ci scrissi due anni fa un breve ma deciso articolo: <Twitter, quando è troppo è troppo...> narrando di una twittata a proposito di un foruncolo a seguito della quale ho smesso di seguire il twittante (o suona meglio twittatore?).
Il post ha suscitato qualche malumore e delle riflessioni che appaiono, a giudicare da ciò che ho letto anche stamane sull'argomento, sempre più attuali.

Ho finito il tempo per il web, adesso vado a dimenticarmi delle nuove tecnologie e passo in cucina (mon amour). Pomeriggio: bricolage - mi rovino le mani ma mi diverto, invento, costruisco e sudo via le tante, troppe parole di tutti i giorni.
Quelle che restano dopo la doccia, sono le uniche che servono.

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