Linkedin: endorsement e raccomandazioni. Falsi e veri problemi.

Quando ho visto apparire su Linkedin i bottoncini per l'endorsement, mi sono detta: vai, il facebook-style ha colpito anche qua. Ma niente paura, miei prodi sostenitori della netiquette, per continuare a perseguire la retta via delle relazioni di valore, resta sempre efficace il ricorso all'intelligenza. Anche se a guardare certe twittate e post su FB, o richieste di raccomandazione di emeriti sconosciuti su LinkedIn, verrebbe da pensare che sul web, negli anni, sono aumentati i connessi ma diminuiti i neuroni ;).

Su Facebook - esclusa una minoranza di pagine molto interessanti o, appunto, intelligentemente divertenti -  credo che in generale si sia perso il controllo della ratio, ma Linkedin speravo si salvasse. Invece tocca prendere atto di un ulteriore apparente ostacolo da superare, nello slalom della reputation online, che vede anche i più preparati Internet-sciatori, destreggiarsi ogni anno con nuove sfide alla logica.

Illogiche ai miei occhi, infatti, appaiono le richieste di raccomandazioni ed "endorsement" che su LinkedIn ricevo ogni tanto da soggetti mai sentiti nominare prima.
Mi chiedo cosa passi loro per la testa quando pretendono una mia testimonianza sulla loro professionalità. E come faccio, se non li conosco?!
Hanno preso LinkedIn per Facebook evidentemente, scambiando gli endorsement per i "like" che si mettono senza pensarci troppo anche sull'ultima bischerata postata.
Ma a mio parere questo è un falso problema. Quando si riceve una tale richiesta è sufficiente non accettarla e rispondere al richiedente due righe sull'inammissibilità della sua pretesa. Non mi pare tutto 'sto dramma!
D'altro canto, chi guarda le schede e dà importanza alle raccomandazioni, se veramente interessato ad un certo profilo, ci mette poco a contattare su LinkedIn stesso il "raccomandante" per le opportune verifiche.

Una volta nelle community facevamo esattamente così: ci dicevamo cosa ci pareva corretto e cosa invece no.   E sono stati proprio gli scambi, la condivisione di idee (e non di bottoni) a farci capire che genere di comportamento alla fine premiava e quale invece rovinava la reputazione.
Che ci vuole? Bastano anni di attività e sono i fatti a dare le risposte.
E per coloro che non hanno anni di esperienza e sono appena approdati ai Social? Niente paura, le guide online non mancano, basta leggere ;).

Il problema vero, dunque, resta sempre chi sceglie di ricorrere alle scorciatoie: spam, followers, fan e recensioni pagate o false raccomandazioni, appunto. Perché se certuni sbagliano per incompetenza, è indubbio che per altri - che spammano o millantano falsi credits, sistematicamente - si tratta di una scelta strategica, poverinoi..

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