Giornalismo del VINO secondo Liz

Mi piace molto la competenza altrui ed ascolto gli esperti con sincera devozione, ma sul vino, lo ammetto, da quando ci razzolo mi sta un po' sul naso quell'aria da "sancta sanctorum" che vien fuori dalle sedi dell'AIS (Ass. It. Sommelier) come da certi blog. Ecco perché plaudo a chi parla come mangia pur avendo profonda esperienza e conoscenza del settore.

E' il caso di Elisabetta Tosi e del suo VinoPigro, che leggo volentieri. Elisabetta la incontro anche in altri wine-blog e noto con piacere che stimola sempre nei colleghi l'apertura verso l'esterno, verso chi non fa parte di questa sorta di casta che si è auto-costituita, soprattutto sul web, dove vedi che è sempre la stessa ventina di persone a parlarsi tra loro, sostenendo di fare opinione. E l'Italia intanto mangia e beve ciò che gli garba. Allora, a chi giova certa comunicazione? Se è un salotto è un salotto, ovvia :-).

Da neofita del settore enogastronomico ma certo non della comunicazione, osservo il fenomeno con interesse antropologico e pur continuando ad imparare leggendo contenuti di chi è nel campo da molto prima di me, intravedo molti spazi per l'innovazione. L'autoreferenziante casta dei giornalisti del vino ha, generalizzando, mostrato la sua debolezza nei confronti del "valore aziendale" che dovrebbe contribuire a creare. Ed ecco spiccare come luci nella foschia del banale, i commenti di Elisabetta e le proposte "Web-advanced" di Filippo Ronco con Vinix, TigullioVino e Terroir Vino. A QUESTO LINK l'ultima recente esortazione di Elisabetta su VinoPigro a proposito di giornalismo del vino.

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