Altura: l'ansonica, il Giglio e l'eroismo di Francesco Carfagna

La Maremma continua a dare esempi di eccellenza diversificata. Da una parte enologi e winemaker creativi, che non smettono mai di sperimentare in cantina con nuovi blend e nuove procedure. A loro si devono i Supertuscan ed altri vini molto quotati all'estero.
Dall'altra ci sono pochi ma buoni vignaioli eroici che recuperano vecchie vigne ed esaltano la semplicità e la biodinamica. Se non nei certificati, sicuramente nel comportamento. Tra questi ultimi, anzi, uno dei primi tra questi ultimi è Francesco Carfagna che con la sua azienda agricola Altura, ha dato vita al vino omonimo.

Altura, un ansonica (anzi, ansonaco come lo chiamano li') degno figlio del'isoletta del Giglio, frutto di una fatica antica (questo vitigno si coltiva da oltre duemila anni in tutto il bacino del Mediterraneo), recuperata certamente non per "fare impresa" ma in grazia di un sogno: quello di vivere l'agricoltura senza orpelli, con profonda fede e conoscenza della terra e delle sue dinamiche.
Ho parlato con Francesco e devo dire che a me pare, questo, anche un "recupero di velleità e peculiarità umane" da tenere come esemplare esperienza per chi come me va alla ricerca di ciò che può ancora rendere felici le persone che lavorano :-) ma anche per coloro che senza grandi capitali ma con molta (sottolineo molta!) buona volontà vorrebbero dedicarsi alla viticoltura.
Attenzione però a scegliere la terra, la vite giusta e l'atteggiamento adatto: questo tipo di agricoltura oltre alla fatica richiede enorme pazienza ed attenzione; quando non si lascia che interventi esterni (trattamenti chimici e meccanizzazione) ci facilitino la vita e le vendemmie, ma si conta su madre natura, è bene approprinquarsi alla stessa con competenza ma anche col giusto fatalismo.

Francesco è stato insignito del titolo di "vignaiolo eroico" non a caso, chi voglia meglio comprendere queste parole non ha che da andarlo a trovare ed arrampicarsi con lui sull'erta che porta alle sue vigne a terrazza, tutte rigorosamente zappate a mano, i cui cloni sono stati ritrovati da Francesco presso vecchi vitigni locali, talvolta in disuso. Alcuni di questi, mi dicono, a piede franco.
Altro aspetto interessante di case history è la viralità con la quale si sta diffondendo la notorietà di questo vino e del suo produttore che senza aver investito un'ora ed un euro in comunicazione, si ritrova ad essere posizionato tra i vini migliori della sua categoria, ad un prezzo più che rispettabile: 28 euro la bottiglia.

Ho quindi degustato il suo vino e ne sono rimasta entusiasta, colpita dalla sua finezza. Come sempre ho voluto condividere con la mia web-community questa esperienza, per cui per non duplicare qui la degustazione ed allungare il post, ecco il link alla mia valutazione dell'Altura su Vinix Social Network.

Ulteriori interessanti approfondimenti nella scheda di Gianpiero Nadali su Aristide Blog.

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